Per quanto siano irrealizzabili, la gente ama i sogni. Il sogno ci dà forza e ci tormenta, ci fa vivere e ci fa morire. E anche se ci abbandona, le sue ceneri rimangono sempre in fondo al cuore. Fino alla morte.
(Grifis, Berserk)

venerdì 25 novembre 2016

Come dice la data qui sopra, oggi è il 25 novembre. La giornata contro la violenza sulle donne.
Naturalmente non è così attuale come vogliamo credere: forse un tempo le donne venivano sì brutalizzate e trattate come oggetti. Ma si tendeva a nasconderlo, a mentire, a fingere che non accadesse. Magari per paura, per vergogna, perché "si fa così".
Io studio alberi genealogici di famiglie reali e non, e fin dai tempi più antichi esistevano episodi di violenza contro le mogli, le amanti o le figlie, solamente che il termine "femminicidio" non esisteva. Ma essendo spesso questi avvenimenti all'interno del nucleo familiare o del matrimonio, una donna aveva due sole scelte: sopportare o fuggire. Certo mai denunciare, e tantomeno ribellarsi.
E adesso? Siamo nel 2016, e ci piace pensare che siamo molto più civili di prima, che le donne non siano più oggetti e non vengano più considerate unicamente per la loro bellezza o la loro capacità di procreare. E invece sotto questo fronte nulla è cambiato: l'uomo, essere per sua natura nato maschio, ha sempre (o crede di avere) pieno controllo sulle creature femminili della sua vita: dapprima l'eventuale sorella, poi la compagna, poi la figlia. E lei, la sorella, la compagna, la figlia, deve semplicemente obbedire e sottomettersi, perché... si fa così.
Dall'inizio del 2016 sono più di 100 le donne uccise/violentate/sfregiate da padri, fratelli, compagni, amanti. Solo più raramente l'autore delle aggressioni è uno sconosciuto. E in certi casi che succede? I soliti commenti, che purtroppo spesso vengono proprio dalla bocca di altre donne. Se l'è cercata. Sicuramente lo ha provocato. Chissà come era vestita! Chissà cosa ha fatto/detto/lasciato intendere. Senza dubbio lo tradiva, o stava pensando di farlo.
Ebbene, è questa la cosa più triste: la totale assenza di empatia e di vicinanza da parte delle donne. Bisogna dedurre che chi commenta in questo modo non si sia mai trovata in situazioni simili, come anche - per fortuna - la sottoscritta. Ma questo significa che siamo autorizzate a gettare fango su chi non può più chiedere aiuto, per la sola colpa di non aver chiesto aiuto? Penso proprio di no.
Per questo motivo, al contrario, noi "privilegiate" dovremmo levare la nostra voce per chi non ha più voce. Per tutte quelle madri che hanno perso le loro figlie. Per tutti i bambini che hanno perso le loro mamme. Per tutti i nuovi amori che volevano proteggerle e non ci sono riusciti.
Concludo questa riflessione con una domanda sulla quale possiamo ragionare insieme, se vi va. Se l'è cercata, lo ha provocato... se si parlasse in questo modo di vostra figlia, vostra sorella o vostra madre, voi continuereste a pensarla alla stessa maniera?

domenica 13 novembre 2016

Per commemorare il primo anniversario dell'attacco terroristico al Bataclan di Parigi vi propongo questo mio scritto (poesia? riflessione? non so nemmeno io cos'è) realizzato appunto un anno fa in questi giorni. Premetto che non so (naturalmente) come sia andata, ma ho usato la mia fantasia per ricreare quella terribile atmosfera. Detto questo, onore alle vittime di ogni genere, sesso ed età, in questo caso falciate via da un'idealismo spietato che nulla ha di religioso. Pensiamoci.

Sono qui. Sono pronto ad entrare.

Sono le nove e mezzo di sera e si sta bene qui a Parigi. È una bella serata. Una serata di musica e di sport, una serata tranquilla.

Ancora per poco.

Se fossi come voi potrei godere di questa calma, potrei guardarmi intorno in questa meravigliosa città, splendida anche di notte. Ma non posso.

So fin troppo bene cosa sta per accadere.

Mi guardo intorno. Non sono solo, con me ci sono tanti miei simili. Alla fine saranno 90 solo in questo posto.
Troppi.

È quasi il momento. Li vedo: LORO stanno per entrare, animati delle loro false convinzioni, carichi di odio. Le armi in pugno.

Li conosco, li ho già visti. Hanno le stesse facce ovunque: Siria, Iraq, Libano, Israele. Hanno gli stessi occhi, lucidi di follia. Folli nella loro malvagia insensatezza.

Li ho visti sistemare gli ordigni, preparare le cinture esplosive, imbracciare i kalashnikov. Li ho visti consumare droga in quell'albergo, per darsi la giusta carica. Li ho sentiti parlare fra loro, incoraggiandosi l'un l'altro, certi che il loro martirio li condurrà dritti in Paradiso.

Alcuni di noi sono qui anche per loro.

Non c'è tempo per riflettere ancora: è quasi il momento. Nessuno di noi sa chi gli verrà destinato, ma a noi non importa. Per noi non fa differenza: uomo o donna, adulto o bambino, cristiano o musulmano. Ciò che conta è assolvere al nostro compito.

È l'ora: fra poco si scatenerà l'inferno e dobbiamo essere pronti. Scivoliamo silenziosamente alle loro spalle, entriamo con loro.

Li vediamo subito: a occhi normali sono uno fra mille, ma per noi ardono come candele nella notte. Sono loro, le vittime. Saranno loro, stanotte, a dover venire con noi.

Ed ecco la mia. Mi avvicino, quasi a sfiorarle i capelli lunghi, dietro la schiena.

È una ragazza. In un attimo conosco tutto di lei. Ha dei bei capelli e un bellissimo sorriso. È giovane ed è felice in questo momento. È qui, nella città più romantica del mondo, e questa sera vuole divertirsi. È qui con il suo fidanzato e due amici. È dove vuole essere, con chi vuole essere.

Accanto a me, alle spalle di chi la accompagna non c'è nessuno. Loro sopravviveranno. Senza di lei.

Per la prima volta vorrei essere una creatura diversa da quel che sono. Vorrei fare qualcosa per cambiare il corso degli eventi, vorrei avvertirla. È una ragazza così giovane... perché proprio lei? Perché non può vivere?

Ma non posso fare nulla, né per lei né per gli altri. Posso solo restarle vicino e condurla via con me, quando sarà il momento.

E il momento è adesso.

LORO hanno già cominciato a sparare, e i miei simili stanno iniziando il loro lavoro. Li percepisco andarsene, conducendo via le prime anime. I ragazzi seduti sotto al palco, i primi a cadere. Per chi è in vita, il passaggio di chi non lo è più non è altro che una folata di aria gelida.

LORO decidono che così non basta, è troppo facile. Vogliono che soffrano, vogliono vedere la loro paura. Così li radunano e si chiudono dentro, e solo dopo procedono alle esecuzioni.

La mia ragazza è rimasta sola. I suoi amici sono riusciti a fuggire e lei li ha persi di vista nella confusione. Di nuovo vorrei parlarle, calmarla, dirle di avere solo un po' di pazienza. Tra poco tutto questo sarà finito.

Lei è terrorizzata, adesso. Io la seguo mentre tenta di trovare una via d'uscita, ben sapendo che sarà tutto inutile. Ma ammiro la sua tenacia.

Infine arriva il momento.

Credeva di aver eluso la loro sorveglianza. Pensava che non l'avrebbero trovata più. Invece ecco uno di loro, proprio di fronte a lei. Entrambi sanno (e io con loro) che non avrà pietà.

Comunque fa due passi indietro, cercando una via di scampo. Ma sa bene che non c'è.

Dietro di lui c'è un altro come me. Dovrà aspettare più di me, ma alla fine anche lui assolverà al suo compito. Nessuno di quegli uomini lascerà questo posto in vita.

Lui alza la sua arma. È quasi il momento, per me, e mi preparo ad assistere, sempre la stessa scena, ogni volta. Di nuovo il dolore. Ancora la cattiveria senza un perché, la malvagità che non può avere perdono.

Lo sparo è quasi assordante, e lei viene spinta indietro dalla forza del colpo troppo ravvicinato, rimanendone tramortita. Si accascia a terra come una bambola.

Lui perde ogni interesse per lei e raggiunge i suoi compagni, seguito da presso dal mio simile. Io invece resto con lei.

Lei trema. Sa che sta morendo? Sono certo di sì. Eppure dentro di lei c'è ancora qualcosa... mi avvicino per captare i suoi pensieri. È speranza, sì... speranza che qualcuno la trovi e la aiuti. Speranza che sia solo un incubo e che adesso si sveglierà.

A volte capita che chi sta perdendo la vita possa vederci, negli ultimi istanti. Quasi mai ci riconoscono, ma sanno che siamo una presenza benevola, che vogliamo solo aiutarli. Che non vogliamo fare loro del male.

E lei lo sa, ne sono certo. Il suo viso è nascosto dai capelli, ma si volta verso di me e mi guarda.

Lei mi vede.

Ne ero sicuro.

La sua mano insanguinata si solleva verso di me. Vorrebbe chiedermi aiuto, lo so. Lo percepisco. Aiutami, ti prego. Non voglio morire qui, sola.

Prendo la sua mano e la stringo. È quasi finita, le dico.

-Non preoccuparti. Andrà tutto bene, Valeria. Starai bene, fra poco.

Non sono sicuro che mi senta, ma so che il suo corpo la sta abbandonando. Sta per morire.

Questo è sempre il momento peggiore, per me. Sentire l'anima distaccarsi dal corpo... percepire l'ultimo brivido di vita... e lo spirito che a volte sembra fuggire, come se volesse allontanarsi dalla sua fine il prima possibile.

Adesso lei è pronta per venire con me.

Rimango a guardarla. È così giovane. Ha così tanti sogni, e così tante speranze. Così tante persone che la aspettano e domani piangeranno la sua morte.

Il suo corpo è ormai un involucro abbandonato. La sua anima invece si è alzata, e mi osserva in attesa.

Annuisco. È ora di andare: non abbiamo più nulla da fare qui.

Usciamo insieme, in silenzio. Le anime non fanno più domande: conoscono già tutte le risposte. Il dolore non le tocca più.

Adesso per noi è ora di andare. Intorno a noi gli altri angeli attendono pazientemente, prima che la Polizia entri nell'edificio. Lei però non guarda nulla, non vede nulla. Vuole solo andar via.


Così usciamo, fianco a fianco. Fuori da questo inferno, fuori dal Teatro Bataclan di Parigi. È la sera del tredici novembre 2015, e io sono uno dei 90 angeli della morte.

giovedì 27 ottobre 2016

Nuova pagina! Amate il doppiaggio come me? Vi accorgete subito di quando un personaggio "non ha la stessa voce"? Siete nel posto giusto!

lunedì 24 ottobre 2016

Salve! Per chi se la fosse persa posto anche qui sul blog la mia poesia contro la violenza sulle donne... perché le donne che non vivono più per mano di un uomo cominciano a essere tante, troppe, e credo che la cosa dovrebbe farci riflettere.

Siamo noi (Grido di tutte le donne)
Siamo noi.
Siamo quelle che non ce l'hanno fatta.
Abbiamo i nomi delle vostre madri, delle vostre sorelle, delle vostre figlie.
Ci chiamiamo Sarah, e Roberta, e Melania, e Elena, e Gloria.
Alcune di noi non hanno neanche più un nome.
Siamo state figlie, sorelle e madri.
Ci siamo fidate di chi diceva di amarci.
Abbiamo amato, e abbiamo pagato.
Spesso ci avete dimenticato.
Siamo quelle di cui dite "era una troia, se l'è meritato".
Siamo quelle di cui dite "se l'è cercata".
Siamo donne, siamo ragazze e bambine.
Siamo quelle per cui adesso piangete.
Siamo quelle che non siete riusciti a proteggere.
Non siamo più qui, ma sorridiamo dalle vecchie foto.
Ci avete accoltellato, e strangolato, e bruciato.
Avete fatto scempio dei nostri corpi.
Avete provato a distruggere anche le nostre anime.
Avete gettato fango sulla nostra memoria.
Avete fatto a pezzi la nostra storia sotto gli occhi dell'Italia intera,
Avete deturpato i nostri visi.
Siamo quelle di cui avete detto "non è colpa mia! è stata lei a provocarmi!"
Siamo quelle di cui avete detto "voleva lasciarmi, io volevo che fosse solo mia".
Ci avete portate via sotto gli occhi dei nostri bambini.
Avete approfittato della nostra ingenuità.
Avete chiuso la nostra bocca perché non potessimo gridare.
Non vi siete curati delle nostre richieste di aiuto.
Ma non siete riusciti a scacciarci.
Noi siamo qui.
Non vogliamo vendetta!
Non vogliamo altro sangue!
Vogliamo solo non essere dimenticate.
Perché noi ci chiamiamo anche Samuele, e Tommaso, e Loris.
E mille altri nomi dimenticati.
Noi vivremo per sempre.
Vivremo perché possiate ricordare cosa è stato.
E impedire che accada ancora.

mercoledì 5 febbraio 2014

Salve!
ho appena creato questo blog per me, principalmente. Ci sono molte cose che vorrei condividere, prima fra tutte la mia arte, che è quella dello scrivere, e le mie passioni, fra cui la lettura. Cercherò di creare post e pagine che siano interessanti, ma prevalentemente parlerò di noi, donne, dei nostri difetti e delle nostre virtù. Sarà in continuo aggiornamento :) Spero che vi possa piacere questo viaggio...